Buongiorno, notte

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Roma, 1978. Chiara si trasferisce con il suo ragazzo in un grande appartamento. Ben presto altre persone si uniscono a loro. Ma un giorno portano a casa un ostaggio: si tratta di Aldo Moro, il leader del partito democristiano. Un racconto originale, da un punto di vista più femminile, del rapimento più celebre della storia italiana., Chiara, giovane terrorista appartenente alla lotta armata, è coinvolta nel sequestro Moro. Attraverso il suo sguardo prende corpo il complesso mondo degli “anni di piombo”, disperatamente fiducioso nell’avvento della rivoluzione e intrappolato nei rituali della clandestinità. Di contro è chiamata a vivere la normalità del quotidiano con i suoi ritmi di sempre., Durante gli Anni di piombo, Chiara, giovane brigatista coinvolta nel sequestro del leader della D.C. Aldo Moro, vive con disagio la sua doppia vita di militante rivoluzionaria e ragazza di buona famiglia., Il 16 marzo 1978 Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, venne sequestrato, dopo l’eliminazione della scorta, dal gruppo armato delle Brigate Rosse. Il suo cadavere fu ritrovato il 9 maggio 1978, all’interno del bagagliaio di una Renault rossa, in una strada situata tra la sede della Dc e quella del Partito Comunista. A codesto episodio, tra i più tragici e traumatici nella storia politica dell’Italia repubblicana, sono già stati dedicati due film, “Il caso Moro”, diretto nel 1986 da Giuseppe Ferrara, ed il recente “Piazza delle Cinque Lune” di Renzo Martinelli, e molti libri: ad uno di essi, “Il prigioniero”, scritto assieme a Paola Tavella da Anna Laura Braghetti, custode del recluso e della casa di via Caetani, si è liberamente ispirato Marco Bellocchio per “Buongiorno, notte” (il titolo è tratto da un verso di Emily Dickinson). Il regista piacentino ha scelto di analizzare il rapporto fra il segregato ed i suoi carcerieri attraverso il punto di vista di Chiara, giovane terrorista preposta alla sorveglianza del prigioniero: la sua vita, divisa tra l’impiego in biblioteca e la gestione della casa – fare la spesa, cucinare, occuparsi dei propri compagni – da una parte, i rituali del “processo” intentato a Moro e l’attesa messianica di una sollevazione delle masse dall’altro, percorre i sentieri d’una dissociazione appena latente che ogni tanto s’appalesa in manifestazioni d’ira (con un collega) o di commozione (le lacrime nell’ascoltare la missiva di Moro al papa). Mentre i telegiornali scandiscono il succedersi degli eventi esterni, dalla pena di morte sollecitata a caldo da alcuni politici all’alta invocazione di Paolo VI, la vicenda procede verso il suo tragico esito: Moro va verso la propria fine, non prima che l’immaginazione ci abbia mostrato, nella pagina più bella del film, un esito diverso, egli che va via libero, camminando a passo sostenuto e quasi gioioso per le vie della città. Ispirato, a tratti commovente, “Buongiorno, notte” trova in Maya Sansa una protagonista duttile e dotatissima; Roberto Herltizka è indimenticabile nel rendere il dolente itinerario cristologico del proprio personaggio.

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